Seppellite il mio cuore a Wounded Knee
- Beatrice Granucci

- 6 giorni fa
- Tempo di lettura: 2 min
Novembre è un mese triste, sarà perché le belle giornate cominciano a contarsi sulle dita di una mano e l’estate di San Martino è molto breve. Mi è capitato di trovarmi a casa di amici, in salotto, durante una conversazione, di fronte ad una tazzina di caffè poggiato sul tavolino, la mia attenzione, il solito occhio ai dettagli, è caduta su un libro, un romanzo, anzi direi un racconto, se così si può dire, prettamente maschile, non so se esistono romanzi maschili e femminili, ma io degli indiani d’America non mi sono mai interessata, men che meno da bambina, figuriamoci ora. Però qualcosa, una frase, un nome, un luogo, un ricordo, ronzavano nella mia testa. Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, un libro fin dalle prime pagine, le uniche che ho letto, (ma mi ripropongo di comprarlo e leggerlo perché lo reputo più che interessante) duro come un pugno nello stomaco. Perché gli indiani mi ricordavano qualcosa? Io sempre immersa in profumi e fragranze, che venivo da un mese di ottobre pieno di impegni, eventi, incontri, preparazione di nuove fragranze per il Natale, cosa diavolo ci facevo insieme a Nuvola Rossa, Lupo Solitario, Geronimo? Azz….. scusate il francesismo. E soprattutto su un blog di profumi, dove tutto deve essere bello, preciso e corretto nella scrittura, ma sono umana pure io.

La solita lampadina s’è improvvisamente accesa, ecco il famoso…… Fil rouge, il momento, l’ispirazione, i concetti del naso profumiere che vengono fuori, ecco! dove ti ho pensato e dove continuerò a farlo. Artemisia, la pianta che cura tutti i mali, la pianta sacra utilizzata per secoli nelle cerimonie purificatrici. Innumerevoli le sue qualità ed i suoi utilizzi. Le giovani squaw usavano l’Artemisia per curare le loro pelli sensibili, curavano le ferite dei loro uomini sfruttandone le capacità lenitive. L’ Artemisia ha proprietà medicinali, cosmetiche, digestive, profumiere. Ecco il popolo dei nativi americani aveva già intuito ed usufruito di tutte le sue qualità. Per le loro cerimonie usavano piante secche, di solito in mazzetti detti “smudge stick” (erbe da fumo) producevano un fumo denso e particolare e questa cerimonia veniva chiamata “fumigazione”. Ma il campo profumiero e delle fragranze è quello che mi riguarda di più.
L’Artemisia fa parte della famiglia delle Asteraceae, in campo profumiero è un ingrediente che offre note erbacee, amare e canforate, spesso utilizzate in accordi Fougère per aggiungere freschezza. A seconda della varietà dell’olio essenziale, può avere sfaccettature dolci, fruttate, legnose, balsamiche o persino che ricordano la Coca-Cola, e si abbina bene con note come il patchouli, abete, vaniglia e agrumi.
Una delle più grandi aziende mondiali di profumeria la “Penhaligon’s” ha prodotto un profumo chiamato “Artemisia”, descritto come gourmand e dolce, con note di pesca e noce, ed un’altra con note di testa con agrumi, fiori d’arancio e gelsomino e un fondo di vaniglia e legni.
A differenza di molti ingredienti usati in profumeria l’Artemisia è una pianta facilmente reperibile. Concludo con un vecchio pensiero che probabilmente non è indiano, ma mi fa piacere crederlo: “Se conoscessi le virtù dell’Artemisia, la porteresti vicino al cuore”.
Alla prossima, Beatrice

Foto dell'artemisia di JDavid on Wikipedia




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